Giorno 4 Pechino
Il Tempio del Cielo è il più grande altare imperiale sacrificale, dedicato alla preghiera per ottenere buoni raccolti. Espressione di architettura rituale cinese che rappresenta le leggi cosmiche e mistiche tra cielo, terra e uomo.
Il Tempio del Cielo
Oggi ci svegliamo con più calma, ma non troppa, e alle 10.30 siamo già in strada.
La meta? Il luogo sacro più importante in Cina, il più grande altare sacrificale imperiale, patrimonio mondiale dall’umanità: il Tempio del Cielo (天坛 – Tiān Tán).
Questo luogo magico, non troppo lontano dalla Città Proibita, è dove gli imperatori della dinastia Ming e poi Qing, celebravano il culto del Cielo ogni anno durante il solstizio d’inverno. Un rito taoista che è stato eseguito ininterrottamente per 4000 anni e che consisteva in digiuni e offerte sacrificali, così da assicurarsi dei buoni raccolti per l’anno successivo.
Era un momento talmente sacro che, quando l’imperatore si trasferiva al tempio, il popolo doveva barricarsi in casa col divieto di guardare dalle finestre, anche il passaggio dei treni veniva interrotto per 48 ore, così che nessun rumore turbasse il silenzio della cerimonia.
Tutto questo stamattina è lontano anni luce da ciò che ci aspetta.
Una fiumana di gente inaudita che si muove per accedere al tempio, per entrare nei siti, per attraversare tutte le strutture lungo l’asse centrale del parco e, tolti alcuni spauriti turisti come noi, cinesi, cinesi, cinesi a perdita d’occhio.
Ci sono generazioni di cinesi dai 3 mesi ai 172 anni d’età, e ho conferma di quanto già percepito nei giorni scorsi.
I bambini sono demoni fuori controllo senza alcun rispetto fisico e sonoro per ciò che li circonda, liberi di fare quello che vogliono con limiti zero. I vecchi sono maleducati, aggressivi nei modi, arroganti nel comportamento, come se cercassero di ottenere un rispetto reverenziale ormai tramontato da anni, non arrendendosi all’evidenza di come i tempi siano cambiati, senza necessariamente togliere dignità al bagaglio esperienziale che portano con sé. E poi tutta la fetta di età che sta nel mezzo, quelli che cercano di cambiare le cose, quelli che si stanno avvicinando all’inglese anche se ancora molto timidamente, che non si sentono invasi, che sorridono se capiscono che hai riguardo, che cercano di rispettare le file e le regole.
In questo delirio da non so quante migliaia di anime, ci facciamo largo e riusciamo in ogni caso a perderci nello stupore per la bellezza di ciò che ci troviamo di fronte.
Immaginare questi luoghi senza calca stranamente non è difficile, trasmettono grandiosità e pace, potenza e divinità, non si lasciano disturbare da aste da selfie, da spinte urlanti, da infanti inferociti e menefreghisti.
Cielo, Terra e Uomo
“Tra Cielo e Terra i diecimila esseri“. Il Cielo, il massimo dell’espansione, dell’evoluzione e della diffusione, è interamente rivolto alla Terra che, con la sua docile ricettività, riporta l’armonia e gli permette di esprimere la sua potenza.
È chiamato il Tempio del Cielo, l’intero complesso che si estende su circa 3 chilometri. Comprende l’immenso parco, varie strutture e tre costruzioni principali collegate dall’asse Sud-Nord da una passerella in pietra lunga 360 metri, il Ponte dei passi del cinabro (Danbiqiao).
Partendo dalla porta sud troviamo l’Altare Circolare o Rotondo (圜丘坛, Huanqiu), la piattaforma dedicata ai sacrifici imperiali al Cielo. È formato da 3 terrazze circolari di marmo bianco, l’una sull’altra: la prima è la terrazza della Terra, la seconda dell’Uomo e la terza del Cielo, rappresentando la triade cosmica fra l’Imperatore, la Terra e il Cielo.
Continuando la nostra passeggiata verso nord troviamo la Sala della Volta Celeste Imperiale (皇穹宇, Huanqiongyu), un edificio circolare di un solo piano e con un solo tetto spiovente. Qui venivano riposti altari, reliquie e oggetti sacri, quando il rito era finito. Questo edificio è circondato da un muro di cinta circolare che trasmette il suono, comunemente noto come il Muro dell’eco.
Arriviamo davanti al più popolare portone rosso cinese, con le grosse borchie dorate e i maniglioni a forma di leone, per accedere al rappresentante più noto dell’intero complesso che è sicuramente il Tempio della Preghiera o Sala della Preghiera per i Buoni Raccolti (祈年殿, Qiniandian). Una grande struttura circolare a tre piani, con tegole di colore blu e in cima una sfera dorata dove l’imperatore e i sacerdoti pregavano per il buon raccolto estivo.
A parte gli edifici principali, puoi imbatterti nel bellissimo Palazzo dell’Imperatore Dio, nel Cortile della Musica, dove venivano ospitati i suonatori di musica sacra, nelle stalle degli animali sacrificali e nel Salone dell’Astinenza, dove l’imperatore passava la notte precedente ai rituali in totale astinenza sessuale e rinunciando a carne e alcool.
Yin e Yang – Femminile e Maschile
Templi, altari, porte, mura e giardini di una bellezza rara, dove tutto è regolato dal numero 9, considerata la cifra più potente, la cui parola in cinese assomiglia al significato di longevità, il non plus ultra del maschio, l’uomo portato a dio. Così i suoi multipli si trovano nei colonnati, nelle scalinate, nei pannelli, ovunque. Il tutto costruito completamente in legno, con una struttura ad incastro senza l’utilizzo di un solo chiodo.
Yin e Yang qui vincono su tutto perché li si avverte chiaramente in ogni dettaglio intorno a noi.
Tutto il complesso è realizzato secondo l’architettura sacra rituale e il simbolismo tra uomo, cielo e terra e l’interazione fra femminile e maschile, Yin e Yang.
Il Cielo è considerato maschile ed è rappresentato dalle forme circolari, la Terra è il femminile dalle forme quadrate. Il primo esprime le sue intenzioni e la seconda lo accoglie conferendogli armonia per dare vita agli uomini e all’incessante trasformazione reciproca di Yin e Yang.
Nella Sala della Volta Celeste ad esempio ci sono due edifici, uno è dedicato allo Yang, il dio del sole, la Stella Polare, i pianeti, ecc… e l’altro allo Yin, la dea della luna, le nuvole, la pioggia, ecc.
Verso Xian
E dopo una camminata con poche soste e tanto sole sopra la testa, è arrivata l’ora di tornare a prendere i bagagli lasciati in reception dopo il check-out. Alle 15:45 abbiamo un treno e dobbiamo anche ritirare i biglietti, di cui abbiamo solo le prenotazioni. Inizia la corsa, la metro è stracolma e sembra che oggi tutto il mondo stia andando in stazione. Siamo partiti dall’hotel alle 14:15 e sono già le 15:00, così applichiamo anche noi il metodo cinese: se sei in mezzo al mio cammino ti spazzo via.
Sali la scala mobile, chiedi all’info-point, sali un’altra scala mobile, segui l’indicazione, esci dalla stazione, rientra in stazione (perché?!??), e finalmente ecco lo sportello dei biglietti riservato a chi parla inglese.
È un attimo e siamo al binario, una fila ai controlli che manco in aeroporto, ma alla fine siamo seduti nei nostri posti riservati, 20 minuti prima che parta il treno! Il viaggio è lungo, 6 ore quasi, per cui dormiamo, chiacchieriamo, sopportiamo le urla infernali di una ragazzina fuori controllo, Paolo si fa fare una foto dal vicino di posto, e io do conferma via telefono al tour di domani. Arriviamo puntualissimi alle 21:18, ci dirigiamo subito alla metro tra una folla di persone che sembra di stare a un concerto, e dopo aver aiutato un vecchietto cinese a capire in cinese come si fa il biglietto automatico, andiamo verso il centro.
Quando sbuchiamo per strada troviamo un’invasione di gente e luci di ogni tipo ovunque. Un bambino, questa volta di una dolcezza infinita, mi ferma per un’intervista per un compito di inglese mentre la madre ci riprende col cellulare, e dopo qualche metro siamo finalmente al nostro hotel! Peccato non ci abbiano tenuto la stanza, in quanto, non essendoci presentati entro le 18, la prenotazione si considera annullata. La ragazza alla reception non chiede neanche scusa, noi capiamo che è inutile anche solo contrattare, visto che comunichiamo con il traduttore scritto, per cui ci mettiamo in strada ed entriamo nell’hotel di fianco. Nessuna stanza libera.
Ma incontriamo almeno la gentilezza, quella vera, per cui la ragazza ci fa connettere al Wi-Fi. Troviamo un appartamento per questa notte, lei chiama la proprietaria e me la passa. Parla un inglese perfetto, ci facciamo scrivere l’indirizzo in cinese, e andiamo a cercare un taxi, perché “Non vi preoccupate, in fondo alla strada è pieno“. Neanche l’ombra. Camminiamo verso quello che pensiamo essere l’indirizzo, trascinando le valigie e ridendo, con un po’ di preoccupazione nello sguardo.
Mi sbraccio davanti ai taxi che passano, se ne ferma uno, un ragazzo che parla ovviamente solo cinese. Cerca di capire dove vogliamo andare solo tramite suoni gutturali e gesti convulsi, e gli faccio chiamare la persona che ci deve consegnare le chiavi. Ok, siamo in macchina con 20 yuan contrattati (2,5 euro) e lui in collegamento telefonico ci porta a destinazione, capendo una volta arrivati che se fossimo andati a piedi non ci saremmo mai arrivati, ci stavamo infatti dirigendo esattamente dalla parte opposta a causa delle mappe online che in Cina sono di una imprecisione unica.
Gli lascio 10 yuan per la gentilezza e la volontà di averci aiutati, e mi restituisce un sorriso genuino. Ci aspetta un ragazzo con le chiavi che, anche lui, parla ovviamente solo cinese, ma ci deve semplicemente far entrare e tutto va liscio.
Non possiamo ancora permetterci di far scendere l’adrenalina nonostante sia quasi mezzanotte e vorremmo solo crollare sul letto ma, siamo affamati e dobbiamo andare a procacciare del cibo da mettere sotto i denti. Così non ci si toglie neanche le scarpe e ci si rimette in marcia.
Troviamo una sorta di fast food che vende le zuppe con i noodle. Guardiamo un po’ tra i tavoli, poi sul menù e scegliamo quella meno rossa… siamo fin troppo deboli per poter anche reggere il piccante. Quando mettiamo in bocca il primo boccone, realizziamo che per creare questi piatti usano la lava, sia nel senso di ustionante sia nel senso di piccante, e per fortuna che abbiamo ordinato quella più pallida! Ma ingurgitiamo tutto senza guardarci in faccia, per non perdere il rispetto dell’altro nel vederci soffrire, stoici e arresi, quasi come sotto tortura. E volevamo solamente mangiare.
Xi’an ci accoglie vivacemente da ogni punto di vista.
Dopo aver svaligiato un 7Eleven per la colazione, prenotiamo una camera per domani e finalmente rispondiamo con goduria al calo dell’adrenalina delle ultime due ore, degna di una puntata di Pechino Express, crolliamo a letto. Domani ci aspettano quei cattivoni dell’esercito di terra cotta.
Se vuoi scoprire come sono andati i primi giorni in Cina dai un’occhiata agli articoli precedenti, dall’arrivo a Pechino e la Città Proibita, il secondo giorno al Palazzo D’Estate e il terzo alla Grande Muraglia.