Il simbolo del Tao, lo vediamo ormai dappertutto, inserito più per l’estetica che per il senso.
Ma se ti chiedessero cosa significa sapresti rispondere?
D’ora in poi lo guarderai con occhi nuovi e potrai stupire anche gli amici più curiosi.
Il Taijitu
Partiamo da un chiarimento, questo qui sopra non è il Tao.
Il suo vero nome è Taijitu, letteralmente “simbolo del polo estremo”, per noi occidentali noto anche come simbolo dello Yin e dello Yang. È sì l’immagine che per noi sintetizza la filosofia Taoista, ma Yin e Yang sono solo due qualità che per il Taoismo appartengono a tutto ciò che c’è. Non sono il Tao, ma una sua espressione.
Il Taijitu, disegnato in origine con lo Yin nero e lo Yang rosso, è frutto degli studi del maestro Zhou Dunyi (1017-1073), che in seguito a lunghi approfondimenti sul Libro dei Mutamenti (Yijing più noto come I-Ching), tracciò questo simbolo e lo descrisse così:
“L’assenza di realtà ultima è ancora la realtà ultima. La realtà ultima attraverso il movimento produce lo Yang; quando questo movimento ha raggiunto il suo limite, giunge la quiete che produce lo Yin. Quando la quiete ha raggiunto il suo limite si ha un ritorno al movimento. Movimento e quiete alternandosi si originano a vicenda. Ciò determina la distinzione tra Yin e Yang e la manifestazione delle due forme”.
Questo simbolo nasce dunque nell’XI secolo, per descrivere lo Yin e lo Yang, e non il Tao (in Pinyin moderno Dao), che è descritto invece nel capitolo 42 del Classico della Via e della Virtù (Daodejing).
Leggiamone le prime strofe:
Il Dao produce l’Uno,
l’Uno produce il Due,
Il Due produce il Tre,
Il Tre produce i Diecimila esseri.
Gli esseri hanno lo Yin sopra le spalle e allo Yang stanno abbracciati.
Nel loro soffio vuoto si mescola l’armonia.
Nelle poche righe citate, Laozi descrive le dinamiche della nascita della vita con un linguaggio ricco di metafore e di difficile comprensione, ma semplificandolo molto si può spiegare dicendo che il Dao genera il Qi (l’Uno), il Qi poi genera lo Yin e lo Yang (il Due), che a loro volta generano il Cielo, la Terra e l’Uomo (il Tre). Rimandiamo per ora gli approfondimenti su queste righe, possiamo dire però che una cosa è chiara, lo Yin e lo Yang non saranno forse il Tao vero e proprio, ma ne sono di certo la sua estensione e ne esprimono l’armonia naturale in evoluzione. Ecco chiarito dunque perché il simbolo più comune del Taoismo è proprio il Taijitu.
Cos’è il Tao?
E prima del Taijitu c’era un simbolo?
Si, c’era e sono abbastanza sicuro che lo abbiate già visto senza sapere che fosse il simbolo originario del Tao. Essendo il simbolo più antico è molto meno esplicito sui concetti degli insegnamenti Taoisti (non che il Taijitu lo sia molto di più) ma è più vicino alla descrizione che ne fa Laozi nella prima strofa del Daodejing. Eccolo qui.Essendo un cerchio che richiama un po’ anche la figura dell’uroboro, questo simbolo non può che essere reclamato da qualsiasi tradizione esistita (inclusa la fede del marketing che ne fa ampio utilizzo). Ma effettivamente, se si pensa alla cosmogonia Taoista, è il simbolo che racchiude il passaggio dalla semplice esistenza di un Dao immobile, alla sua separazione in Yin e Yang. Questo passaggio è rappresentato graficamente qui sotto:
Quindi cos’è il Tao?
Per un Taoista è sia il percorso compiuto dall’Universo che il modo di viverci dentro per comprenderlo nella sua interezza. E’ l’Universo stesso in ogni suo dettaglio, dall’inizio alla fine del tempo e dello spazio, inclusi noi e i nostri percorsi. Però se lo stesso Taoista dovesse rispondere a questa domanda non lo direbbe così. Principalmente perché secondo lui il Tao che può essere detto non è l’eterno Tao… e poi perché il Tao si può comprendere solo attraverso la continua esperienza di sé nel Mondo, in un continuo cambiamento.
Probabilmente chiedergli cosa sia il Tao sarebbe più come giocare a “Chi è Willy?” e forse proprio come nell’indovinello direbbe: “… è tutto ma non è niente”. Se invece avrà poca voglia di giocare dirà la sua traduzione letterale, ossia “La Via”.
In entrambi i casi si andrebbe avanti per ore chiedendo maggiori dettagli e capendoci ancor di meno. Non per niente si dice che il pensiero Cinese (come il Linguaggio) ha una struttura diametralmente opposta alla nostra. Infatti noi partiamo dal dettaglio per arrivare all’insieme, mentre loro partono dall’insieme per arrivare al dettaglio.
Differenze di pensiero
Provate ad esempio a mostrare a qualcuno il quadro qui sotto.
Con buone probabilità focalizzerà subito lo sguardo sulla tigre, gli occhi, i denti, passando solo dopo all’ambiente circostante. Un asiatico al contrario noterebbe anzitutto che siamo in Autunno perché piove, ci sono i fulmini, il vento sferza le piante di una giungla che ha colori di fine estate e… guarda, c’è anche una tigre.
Che cosa significa questo? Che usiamo la testa in maniera diversa, non in modo astratto, ma proprio fisicamente! Noi usiamo prevalentemente l’emisfero cerebrale sinistro e loro quello destro. Sommariamente possiamo dire che mentre l’uno ha il vantaggio di una maggiore efficienza e logica col vizio di essere più rigido ed ottuso, l’altro gode di maggiore intuito e duttilità ma a volte pecca di inefficienza ed incoerenza. In termini Taoisti si potrebbe dire che il nostro pensiero è più Yang mentre il loro è più Yin. Nessuno dei due è migliore, sono complementari e saremmo migliori noi se li padroneggiassimo entrambi.
Un esempio: la scrittura
Ad evidenziare questa differenza possiamo citare tantissimi esempi ma il più lampante credo sia la scrittura. Le nostre parole sono composte da simboli che rappresentano precisi suoni da pronunciare in sequenza, le parole orientali invece (per lo meno i pittogrammi) sono dei simboli che rappresentano graficamente ciò che vogliono esprimere, più facile di così… Facciamo una cosa allora, vediamo come si scrive la parola Tao e proviamo a decifrarne il significato.
Questo ideogramma riporta in basso a sinistra un piede (o passi, impronte, sentiero) e al centro una testa con rughe e capelli (o pensiero, sapere, principio che regge la realtà).
Forse non erano disegnatori eccelsi ma nei pensieri sì che lo erano. Il concetto che esprime la parola Tao quindi è quello di un percorso attraverso il quale possiamo leggere il principio che regge la realtà, per adeguarci ad essa.
Tranquilli, è più facile di quel che sembri, basta pensare a un bimbo che sta imparando a camminare. Proprio tentando fa esperienza di successi e fallimenti, attraverso i quali si adegua continuamente, finché non comprenderà la realtà del camminare, ossia il modo migliore per farlo senza cadere. Quel bimbo è nel Tao e lo è chiunque viva la vita osservando le proprie impronte lasciate nel Mondo per scoprire se stesso. La buona notizia è che la comprensione della realtà e il nuovo modo in cui vivere, sono processi autonomi insiti nell’essere umano, di cui non dobbiamo preoccuparci.
C’è di più
In questo breve articolo ci siamo fatti un’idea di cosa intendano i Taoisti quando parlano di Tao e abbiamo sbirciato fra i simboli alla base del loro pensiero. Rispetto a quelle che sono le conoscenze di massa sull’argomento siamo già molto avanti, ma chiaramente questo non è tutto.
Per evitare di restare vittime dell’effetto Dunning-Kruger (spiegato anche in questo video) è bene che ci mettiamo il cuore in pace e decidiamo se fare un bel salto nella tana del bianconiglio oppure lasciar riposare queste informazioni, consapevoli che rappresentano appena la soglia d’ingresso all’Universo Taoista.
Ho provato a tradurre il Daodejing citato nel testo sopra e Yin e Yang viene scritto solo in un capitolo degli 81 totali, ma io l’ho interpretato come soggetto impersonale non esplicito nel testo originale cinese anche in altri 3 o 4 capitoli. Credo che sia interpretabile anche come forme riproduttive e non solo ombra e luce sole o luna.